“Tutti sono in grado di arrabbiarsi, è facile…ma arrabbiarsi con la persona giusta, con la giusta intensità, nel modo giusto, nel momento giusto e per un giusto motivo, non è nella facoltà di tutti e non è un compito facile.”
Aristotele
Ed io vi dico: “ben venga che, nei limiti, ciò vi succeda”. Anche studi empirici confermano che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia, tendenzialmente li vive per un tempo più lungo. Occorre fare un discorso differente per le persone che possiedono una personalità ostile, aggressiva e quindi coninuamente irritabile, le quali sembrano più colpite da disturbi fisici (spesso disturbi alle coronarie).
Che cosa ci fa veramente arrabbiare?
Da numerose ricerche si possono evincere tre principali categorie di azioni che possono provocare rabbia:
- minacce all’autostima o tentativi da parte di altri di imporre la propria volontà
- disobbedienze o rifiuti a richieste di vario tipo
- cattivo funzionamento di oggetti che impediscono lo svolgimento delle proprie attività.
Ma a cosa serve arrabbiarsi?
Alla base dei motivi più citati per giustificare un attacco di rabbia c’è il desiderio di raddrizzare ciò che sembra essere sbagliato, affermare la propria indipendenza e migliorare la propria immagine. Inoltre, manifestare collera all’interno di una relazione può avere lo scopo e la funzione di rafforzare la relazione stessa.
In conclusione, è molto difficile arrabbiarsi nel modo giusto, come disse anche Aristotele, tuttavia quando succede è importante salvaguardare almeno quattro cose: un decente rapporto con la persona con cui ci arrabbiamo, la difesa dei nostri interessi e la possibilità di far presente le nostre ragioni, la stima di noi stessi, la nostra salute fisica e il nostro equilibrio.
“… e se nel petto la collera dilaga, infrenare la lingua blaterante”
Saffo