Don Abbondio, non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro, perché i momenti di quell’incertezza erano allora così penosi per lui, che non desiderava altro che di abbreviarli.
A. Manzoni, I promessi sposi
La paura è una delle emozioni fondamentali con cui noi nasciamo e che, come ogni emozione, ci serve per strutturare il nostro mondo, la nostra vita. Sicuramente ha una funzione positiva: segnala una stato di emergenza ed allarme, è una reazione dinanzi ad un pericolo che prepara la mente e il corpo alla reazione che si manifesta come comportamento di attacco o di fuga. Ovviamente, se la paura viene estremizzata e resa eccessivamente intensa, diventando quindi ansia, fobia o panico, perde la funzione fondamentale e si converte in sintomo psicopatologico.
A differenza degli animali, però, per l’uomo la paura oscilla tra istinto ed elaborazione culturale e si colloca nel cuore della sua vita psichica divenendo un determinante fattore di crescita o d’involuzione. Basta pensare alle diverse espressioni che utilizziamo per parlare della paura: paura di crescere, paura di amare, paura del futuro, paura di noi stessi.
Ogni età ha le sue paure. Per esempio il neonato alla nascita ha paura dei rumori forti, del dolore, ma non del buio, perché viene da un luogo buio. Avrà paura del buio intorno ai due, tre anni, perché si sarà abituato alla differenza luce/buio, dunque capirà che al buio ha un minore controllo della realtà. Un bambino di due o tre anni non ha ancora paura dei mostri, perché non ha abbastanza fantasia per rappresentarseli, al contrario del bambino di quattro o cinque anni che incomincia già a avere paura dei fantasmi, dell’uomo nero e così via. A quattro o cinque anni incomincia a sentire parlare di morte e comincia a farsene una prima idea, soprattutto in caso di morte di una persona che lui conosce o anche di un animale a lui caro. A sette o otto anni può cominciare ad avere paura degli incidenti, dei ladri, oppure delle punizioni. Un adolescente invece sviluppa paure inerenti al suo rapporto con gli altri. Egli deve essere più autonomo, deve fronteggiare tutta una serie di situazioni sociali, spesso ha paura di fare una brutta figura in determinate occasioni. Si tratta di paure sociali per un ambiente che ancora non controlla bene, perché anche in questo ambito bisogna acquisire delle competenze. E man mano che si va avanti si impara. Più si conosce, in genere, più la paura diminuisce. Maggiore è la conoscenza e minore è la paura. Inoltre, un’altra caratteristica della paura è che più si lascia passare il tempo, più c’è il rischio che s’ingigantisca a causa della nostra immaginazione.
Ci sono persone che preferiscono adeguarsi, conformarsi al gruppo piuttosto che esporsi a sostenere una tesi non condivisa dalla collettività. Questo perché l’idea di rimanere soli aumenta il livello di paura e di ansia. Soltanto chi è sicuro di sé ha il coraggio di portare avanti un’idea che ritiene giusta. Due persone che hanno vissuto le stesse situazioni difficili di vita, potrebbero averle vissute in maniera completamente diversa e, in genere, le vive meglio chi ha dei punti di riferimento, chi al di fuori sa di avere degli amici che contano su di lui, chi ha una notevole stima di sé, chi ha una visione abbastanza ottimistica nella vita per cui pensa che le difficoltà, per quanto gravi, possano essere superate. Chi invece non è riuscito nel corso della vita a maturare una personalità tale, allora pensa di non poter fare nulla in prima persona, perché secondo lui è l’ambiente che decide e che regola la vita degli individui.