Che cos’è un’emozione? E’ possibile che il lettore non senta la necessità prioritaria di definire tale termine dato che le emozioni sono patrimonio di tutti, fanno parte, nel bene e nel male, della nostra vita quotidiana e anzi, sono proprio ciò che dà sapore e significato all’esistenza. Tuttavia, anche se l’esperienza è conoscenza e ciascuno sa cosa è per lui una certa emozione, non è detto che un’altra persona intenda esattamente la stessa cosa anche se usa la stessa parola. Questo è legato al fatto che una singola emozione racchiude in sé molteplici aspetti che solo tutti assieme la caratterizzano: le sensazioni corporee, l’espressione del volto e del corpo con i differenti toni della voce, il comportamento che viene messo in atto e le valutazioni che ognuno dà alla situazione o alla persona/e che hanno causato l’emozione.
Infatti, l’emozione è da considerare come una complessa risposta soggettiva alla base del comportamento di un individuo che influenza l’interazione col mondo esterno.
Le emozioni ci piacciono, le andiamo a cercare, ne parliamo con gli altri, le riviviamo col ricordo. Le informazioni più importanti che comunichiamo riguardano le esperienze emotive associate agli eventi che raccontiamo.
Ma a cosa serve parlare di emozioni?
Le emozioni sono costruite attraverso continue valutazioni e rivalutazioni con cui diamo un significato alla nostra esperienza del mondo e “contrattiamo” con gli altri i tipi di significati possibili per i vari eventi. L’emozione non è un’esperienza passeggera che viene sepolta nella memoria non appena si esaurisce la fase di massima attivazione. Anzi, l’emozione è spesso uno stimolo per prendere contatto con gli altri in vari modi, tra cui il parlare dell’emozione stessa. I vantaggi che possono derivare da questo confronto sociale sono diversi, come ad esempio quello di soddisfare la necessità di precisare, chiarire, rielaborare le sensazioni fisiche che hanno accompagnato l’emozione e, in secondo luogo, il parlare ripetutamente con gli altri di un evento emotivo (ad esempio, di un incidente o di un incontro amoroso) aiuta a guardare con distacco a quello che è successo, migliorando la nostra capacità di giudizio e contribuisce a riordinare le idee, a schematizzare l’episodio, dando ordine temporale e causale all’evento.
Condividere con gli altri le proprie emozioni è anche un modo di chiedere aiuto per meglio fronteggiare la situazione interna ed esterna suscitata dall’evento emotivo. Le persone a cui ci rivolgiamo in questi frangenti si rendono utili non tanto per gli interventi concreti che possono attuare ma piuttosto perché distraggono la nostra attenzione, ci forniscono interpretazioni diverse, ci raccontano episodi accaduti ad altri: tutto ciò rafforza la nostra identità sociale perché consolida il rapporto con coloro a cui ci rivolgiamo se essi mostrano di capire e di accettare come giusto e legittimo il nostro stato emotivo.
Nei prossimi articoli saranno trattate, singolarmente, le principali emozioni.