“La felicità sfugge a qualsiasi classificazione scientifica, filosofica e letteraria. E’un refolo di vento teso, non si sa da dove arrivi, ma disperde le nuvole. Ti innalza al di sopra dei tuoi mediocri calcoli, delle tue preoccupazioni per te stesso. La gabbia si apre e l’ego prende aria. Non ti chiedi più quanto vali, quanto ti farai valere, chi vale più di te. Respiri. Non sai come sia successo ma respiri. Il corpo si tende e scatta in avanti, verso un futuro che desideri…”
Le seduzioni dell’inverno, L. Ravera
Ho letto proprio qualche giorno fa queste parole sulla felicità, parole che includono tutte le moderne teorie psicologiche scritte su di essa e devo ammettere che mi hanno colpito. Questo è un periodo in cui i media, soprattutto la tv, parlano di crisi, sfiducia, pessimismo verso un futuro tragico.
Ma la felicità è davvero creata da qualcosa/qualcuno esterno a noi, o da un destino?
Sarebbe la nostra fine!
Essere felici è un’abilità che si può imparare, è saper godere di ciò che si ha oggi, nel proprio presente, senza rimandare la felicità ad un domani rischiando di sfuggire alla propria stessa esistenza.
Si parla molto di quanto non si ha abbastanza, di quanto si desidera di più o di diverso e questo è l’infelicità, è vedere il cielo sempre grigio di nuvole, è fare calcoli continui sulla propria vita, è preoccuparsi e lamentarsi, è chiudersi agli altri, è chiedersi continuamente “sarò all’altezza?”, è vivere tesi, è non respirare, è temere un futuro, è non vivere.
“C’è un’ape che si posa su un bocciolo di rosa: lo succhia e se ne va…Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa”
Trilussa