“Buongiorno dottoressa, le confido che ho da diverso tempo il suo recapito telefonico ma sono riuscito a chiamarla solo ora”
Molto spesso inizia in questo modo il rapporto professionale con un paziente che desidera un primo appuntamento e già la prima frase con cui si presenta contiene molte informazioni rilevanti.
Altre volte non viene esplicitata direttamente la difficoltà a contattare lo psicologo ma, per esempio, si può notare come il paziente è titubante a rilasciare informazioni sulla sua storia, oppure contrasta quello che il professionista gli dice instaurando un vero e proprio braccio di ferro.
Nella mia esperienza clinica ho potuto osservare come tali comportamenti hanno diversi significati per ciascun paziente e quanto sia rilevante esplorarli e stimolarne la consapevolezza per non confrontarsi con una vera e propria resistenza al cambiamento personale e con una fuga da un aiuto di tipo psicologico.
Per una persona, andare dallo psicologo può avere, per esempio, il significato di ammettere un fallimento personale: molte persone nella loro vita hanno imparato che “bisogna cavarsela sempre da soli” e che “non ci si può fidare di nessuno” o, ancora, che “se si chiede aiuto si è deboli e fragili”. Per queste persone rimandare l’incontro con lo psicologo significa rimandare il dolore dal contatto con il senso di inadeguatezza, contro il quale hanno cercato di proteggersi tutta la vita, arrivando a costruirsi la convinzione disfunzionale “sarò forte solo se farò tutto autonomamente senza esprimere i miei bisogni agli altri”. Solo se tale convinzione viene subito definita assieme al paziente, quest’ultimo si sentirà accolto per la difficoltà ad iniziare un percorso di sostegno psicologico e potrà decidere di cambiare l’idea su di sé e sugli altri; inoltre, la persona potrà scoprire che si è forti quando si è capaci di accettare se stessi anche nelle proprie difficoltà, comprendersi e sostenersi, sapendo guardare l’altro come una eventuale risorsa importante.
Per altre persone, intraprendere un rapporto professionale con lo psicologo può significare mettere in primo piano se stesse e il proprio benessere e, per molte, questo atteggiamento può essere nuovo e distante dal consueto modo di vivere e può spaventare fino a rimandarlo o a rifiutarlo. Mi riferisco alle persone che nella loro vita hanno imparato che “si è forti e importanti solo se si lavora duramente e se si ottengono risultati eccellenti”, oppure che “l’altro è molto più importante di se stessi”. Anche in questo caso è responsabilità del professionista conoscere i significati più profondi del sistema di riferimento del paziente perché solo quando quest’ultimo potrà osservarlo, potrà anche decidere di accettare davvero di andare dallo psicologo e quindi, accettare di fermarsi, dedicarsi uno spazio e un tempo, incondizionatamente, per un unico obiettivo: “lavorare” per raggiungere benessere personale.
Dedico questo articolo a tutti i pazienti che ho conosciuto, perché si sono affidati, dandomi la possibilità di essere con loro lungo un cammino spesso difficile e lungo il quale anche io ho imparato da loro.