Respiro affannoso, tachicardia, diminuzione dell’appetito, pensieri ossessivi, repentini sbalzi d’umore sono spesso i sintomi del cosiddetto “mal d’amore”, il “male dell’innamoramento”, dal quale non si vorrebbe mai guarire.
Il rapporto di coppia segue delle fasi evolutive ed inizia con la fase dell’innamoramento: quella fase di fusione con l’altro, di simbiosi, che in genere può avere una durata di 6-9 mesi circa. Il partner è visto come perfetto, infallibile e si vorrebbe vivere in perenne contatto con lui/lei e il resto della propria vita (amici, hobbies, lavoro) si opacizza, insieme ci si sente onnipotenti. E se il “sano realismo” insegna che l’idealizzazione dell’altro ci impoverisce perché tutto ciò che ha valore viene collocato nell’altro, è pur vero che il desiderio non si può attivare senza immaginare nell’altro quelle qualità che lo rendono unico, speciale, straordinario.
La componente emotiva dell’innamoramento è legata ad un ormone, l’ossitocina, anche chiamato “ormone dell’amore”; l’ossitocina ha un ruolo già nella comparsa del desiderio sessuale verso una persona, ma i suoi livelli salgono drammaticamente man mano che acquistiamo intimità con lei. E’ responsabile della sensazione di euforia legata alla vicinanza della persona amata ed ha effetti importanti sulla memoria consolidando l’immagine dell’altro in modo che serva a tenere vivo il legame anche quando si è distanti.
Questa fase riveste una funzione importante nella vita di coppia perché consente la creazione di un legame di base per affrontare la fase successiva: la differenziazione, in cui gradualmente i partner iniziano a scoprire che l’altro non è poi così perfetto come si credeva, ma è una persona diversa da se stessi con i suoi aspetti negativi; inoltre, in questa fase si assiste anche ad un graduale ritorno all’individualità, agli interessi personali che vanno a ridurre il tempo e gli eventi vissuti insieme.
La crisi può farsi sentire proprio quando tale processo non avviene contemporaneamente per entrambi e ad esempio, se uno dei due comincia a differenziarsi e successivamente inizia a sperimentarsi all’esterno del rapporto di coppia (terza fase evolutiva della coppia), l’altro potrebbe restare a livello della fase simbiotica e l’equilibrio tra i due può rischiare di spezzarsi.
Dopo essersi sperimentati all’esterno, i due partner si cercano di nuovo, cercano nell’altro un riferimento affettivo, la rassicurazione che proviene dalla presenza dell’altro. In questa fase di riavvicinamento si costruisce la vera accettazione dell’altro come “altro da sé”, come persona unica e importante per la sua specificità.
E allora concludo con le parole di Umberto Galimberti: L’Amore non è una condizione passiva, ma una costruzione attiva che trasforma una realtà per sé insignificante in una fascinazione, grazie a quell’idealizzazione che l’amore vuole realizzare.