Anoressia: una “malattia dell’amore”

Anoressia: una “malattia dell’amore”

Cercando di apparire, ci si dimentica nel tempo come si fa ad essere…

Voglio partire da titolo: “una malattie dell’amore”; infatti, l’anoressia, assieme alla bulimia, sono una conseguenza di un “rapporto d’amore” errato: con i genitori, di una vita di coppia sbagliata, di traumi infantili, ecc. e non possono essere curate con diete o solo con ricoveri in ospedale, bensì con opportune terapie che aiutino le persone colpite da questi disturbi a riconquistare la fiducia in se stessi.

L’anoressia è la punta dell’iceberg, il sintomo di una sofferenza che ha cause psicologiche. Un sintomo che sembra davvero un compagno ideale, una soluzione che appare come una cura; proprio per questo, la possibilità di formulare una domanda di aiuto e sentirsela proporre diventa paradossale.
La sofferenza anoressica ha un suo senso: è un rifiuto estenuante e irremovibile di tutto, è un voler esserci senza essere, annullarsi per essere viste, non fuori, ma dentro di sé senza mai riuscirci.

Spesso la persona anoressica tende a non legittimarsi ad esprimere un pensiero, un bisogno, un sentimento. La rabbia? Ci vuole molto tempo per entrare in contatto con questo sentimento, che prima si nasconde e poi si nega di avere, introvabile, ben nascosto, per rassicurarsi che non possa distruggere tutto e tutti.

Il corpo anoressico rappresenta una piccola rivoluzione silenziosa, un modo per riguadagnare uno spazio per esprimere i propri bisogni e la persona prova fame per sentirsi viva.

L’anoressia è un mancato rispetto di se stessi: difficilmente un adulto che, quand’era bambino non è mai stato consolato e ha sperimentato precocemente l’assenza e la frustrazione, potrà trovare uno spazio per esprimersi, uno spazio per entrare in contatto con le sue esigenze: non rispettato, non potrà rispettarsi!

Concludo rivolgendomi a coloro che consapevolmente stanno lottando contro questa malattia: state lottando contro una malattia da cui si può guarire

Siete in una situazione simile a quella quando, a volte, si mette al sicuro un oggetto prezioso, si cerca un luogo talmente protetto che si finisce poi per non riuscire più a ritrovarlo. L’oggetto prezioso siete voi, la vostra identità, i vostri sentimenti e i vostri pensieri.

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