La domanda insita nel titolo fa riferimento all’insieme dei processi atti ad analizzare, affrontare e risolvere positivamente situazioni problematiche.
Siamo nel campo del Problem Solving, locuzione inglese che si può tradurre in “risoluzione di un problema”.
Il termine, nato in ambito matematico, si è diffuso in riferimento alle abilità e ai processi implicati nell’affrontare problemi di qualsiasi tipo, da quelli pratici a quelli interpersonali o psicologici.
Seppure sono diverse le aree di applicazione delle tecniche di Problem Solving, i principi di base rimangono gli stessi.
Innanzitutto occorre soffermarsi a cogliere quando una situazione viene considerata problematica e in genere ciò avviene quando si percepisce un ostacolo al raggiungimento di un obiettivo specifico per cui diventa necessario un cambiamento per poter soddisfare l’obiettivo stesso.
Il processo di Problem Solving si suddivide in quattro fasi così sintetizzate: identificazione del problema e dell’obiettivo; costruzione delle possibili soluzioni a partire da idee; scelta, valutazione e pianificazione della soluzione; messa in pratica delle azioni pianificate.
Ad esempio, si desidera andare a trovare la propria nonna che festeggia il suo compleanno e che vive in un’altra città ma c’è un lungo sciopero dei treni che non permette di spostarsi nei tempi che si desidera; il problema in questo caso è legato alla condizione in cui, a causa dell’ostacolo sciopero, si è costretti ad individuare nuove azioni (cioè le soluzioni) per poter raggiungere l’obiettivo (festeggiare la nonna). Il Problem Solving non è un processo interamente logico e lineare, presuppone anche un buon dialogo interno, l’ascolto dei propri vissuti emotivi e l’uso delle risorse creative. Nel nostro esempio prima di tutto ascoltandosi è possibile accogliersi nel proprio dispiacere di fronte al problema e si coglie l’importanza di raggiungere la nonna, ecco allora che, valutato l’importanza dell’obiettivo si è pronti ad identificare tutte le varie soluzioni: sfruttare il passaggio di qualche amico o collega, utilizzare diversi autobus, noleggiare una macchina. Ogni idea ha una sua conseguenza nel tempo (vantaggi e svantaggi) che va valutata tenendo conto sì della priorità dell’obiettivo ma considerando anche le proprie possibilità. Si scelgono gli autobus con diversi cambi e si passa all’azione: cercare l’agenzia che emette i biglietti e godere della scelta e del raggiungimento dell’obiettivo finale.
Il processo di Problem Solving può essere considerato anche nei casi di problemi emotivi. In questo caso, nella maggior parte delle volte, ci si blocca in quanto si desidera eliminare, “gestire”, “controllare” l’emozione che viene considerata il problema. Mi vengono alla mente frasi come “il problema è che in questi casi non sono abbastanza forte”, oppure “se non mi fossi spaventata non avrei avuto problemi”. La confusione sta proprio nel considerare il disagio emotivo il problema da eliminare! Se, al contrario si accettasse l’emozione come un prezioso segnale di un problema, si potrebbe identificare l’obiettivo non raggiunto e adoperarsi per soddisfare il desiderio associato.
Non è possibile scegliere di riposarsi (soluzione) se non si coglie quanto si è insoddisfatti e tristi (emozione) perché si è stanchi e stressati (problema)!!