Un titolo del genere può arrivare a molti come un macigno…e ci fa riflettere così: quindi, io sarei responsabile degli eventi che considero “stressanti”? Ma allora, se ne sono responsabile, posso apportare un cambiamento? Io rispondo con un “sì”. Molte persone passano la loro giornata ad accusare il “mondo” per determinati comportamenti scorretti nei loro confronti e lo etichettano come causa del loro disagio e della loro continua tensione; certo, se non vivessi in una città caotica e piena di traffico, non arriverei sempre in ritardo agli appuntamenti, provando frustrazione, rabbia e impotenza e non mi “stresserei”; ma chi ha scelto di vivere in quella città caotica? E soprattutto, io posso fare qualcosa di concreto per ridurre il traffico? Impossibile! Allora quello che dico è: non si può colpevolizzare il mondo esterno per il nostro cattivo umore, per le nostre reazioni negative e, di conseguenza, avere la pretesa di cambiarlo, perché ciò è altamente improbabile! Abbiamo “solo” il potere di produrre una trasformazione in noi stessi, e allora io potrei svegliarmi prima del solito, fare una appagante colazione, uscire di casa presto ed evitare il traffico, potrei prendere appuntamenti più lontani l’uno dall’altro e, mentre sto in mezzo al traffico, potrei ascoltare della bella musica e arrivare all’appuntamento con un magnifico sorriso.
Notiamo come gli eventi hanno sempre a che fare con un individuo che li permea di significati personali e che si batte per controllarli e vincerli. Questa mediazione psicologica è fondamentale nell’esperienza di stress: ecco perché quanto è stressante per uno non lo è per altri.
Richard Lazarus del Berkeley Stress and Coping Project definisce lo stress psicologico il tipo particolare di rapporto tra, da un alto, la persona e, dell’altro, un ambiente che essa considera affaticante, o superiore alle proprie risorse e nocivo al proprio benessere.
Di fronte ad una situazione un individuo mette sempre in atto un processo di valutazione dello stesso (quali risorse ho per fronteggiarlo? Vale la pena di preoccuparci per quel evento? Qualcosa di importante viene messo in pericolo?) che determinerà quanto un evento psicosociale diventi o meno uno stressore psicosociale. Successivamente, dopo aver valutato se l’evento può avere effetti benefici, trascurabili o dannosi, si mettono in atto dei tentativi per controllare gli eventi stessi (processo denominato coping). Tali tentativi dipendono da molti fattori: esperienza già avute in circostanze analoghe, dalle convinzioni riguardanti noi e l’ambito in cui viviamo e dalla disponibilità di risorse personali e ambientali.
Le risorse personali le reputo fondamentali: forza fisica, buona attitudine a risolvere i problemi, ottimismo, pensiero positivo, senso dell’umorismo e ridere.
Sì, avete letto bene: “pensiero positivo”…. e se è vero che “il buon giorno si vede dal mattino”, svegliandovi, non pensate che vi aspetterà una giornataccia, ma che durante tale giornata imparerete di certo qualcosa di importante!
“La vita è nelle vostre mani. Potete scegliere la gioia, se volete, oppure potete trovare la disperazione dovunque guardiate. È tutto vostro.”
L. Buscaglia