Eric Berne in “Fare l’amore” (1970) individuò alcuni modi coi quali le persone vivono la loro vita, o meglio, modi attraverso i quali le persone portano avanti il proprio “piano di vita” deciso fin dall’infanzia, pagando il duro prezzo di non raggiungere la propria autonomia (consapevolezza, spontaneità e intimità).
Sembra proprio che ci sono persone che vivono secondo il motto di vita “Non posso divertirmi finché non ho finito il mio lavoro”, con diverse varianti che hanno in comune il concetto che non può succedere qualcosa di bello finché non è finito qualcosa di brutto.
Altre si fanno l’ida opposta che “possono divertirsi oggi ma dovranno pagarla domani” (motto del Dopo), non godono dell’aspetto positivo perché poi occorre pagare un duro prezzo.
Il motto “Mai” è “io non posso avere mai quello che più desidero” e queste persone passano il tempo a raccontare in maniera ripetitiva i loro guai come se fosse la prima volta e hanno la convinzione che qualsiasi cosa facciano non riusciranno mai a sentirsi felici e soddisfatti.
Ci sono altre persone che dicono “perché mi succede sempre questo?” e passano da un rapporto, da un lavoro o da una località insoddisfacente a un altro oppure rimangono nella scelta deludente originaria invece di passare ad una migliore.
La persona che segue il motto “Quasi” dice “questa volta ce l’ho quasi fatta” e arriva sempre vicino alla meta per poi non raggiungerla mai veramente, oppure non si accorge di aver raggiunto l’obiettivo e ne cerca un altro a suo parere più appetibile ma che a sua volta non raggiungerà e così via.
Infine ci sono persone che seguono il motto “A finale aperto” e si dicono “ una volta arrivato ad un certo punto nel tempo, non so cosa fare di me dopo” ed è tipico di chi si pone solo obiettivi a breve termine e una volta che li hanno raggiunti crollano perché non sanno più cosa fare, finché non viene qualche altra cosa e allora si fissano un altro obiettivo a breve termine e il processo si ripete. Ad esempio, la persona che è in pensione e che ha sempre aspettato di avere più tempo libero, non è capace di goderselo e stranamente si sente a disagio. È come se le pagine finali di un copione teatrale mancassero.
I motti di vita vengono trasmessi dai genitori ai figli: il bambino si adegua ai messaggi che i genitori gli inviano su cosa fare o non fare e su come vedere gi altri e il mondo (“Sii buono”, “Lavora sodo”, “Sii la mia principessa”, “Non fare affidamento sugli altri”, “Il mondo è pericoloso”).
Se le persone non sono soddisfatte del motto di vita che si sono costruiti nel tempo, possono cambiarlo: occorre prima di tutto individuare lo schema principale del proprio piano di vita (quelli elencati sopra) e usare modi che liberino da tali schemi.
Se ad esempio lo schema principale del proprio piano di vita è stato “Finché” è possibile liberarsene procedendo a divertirsi ancor prima di aver finito il proprio lavoro.
Per la persona con un motto di vita “Dopo” il passo per uscirne è procedere a divertirsi oggi, dopo aver deciso di divertirsi anche domani (se si è ad una festa si decide di divertirsi non bevendo così tanto da finire con un gran mal di testa il giorno dopo).
Per liberarsi dallo schema “Mai” può essere utile decidere cosa si desidera, fare un elenco di cinque cose specifiche che si possono fare per raggiungere i propri desideri e, infine, fare una di queste ogni giorno.
Chi ha vissuto secondo il tema “Sempre”, occorre che si renda conto che non deve necessariamente continuare a ripetere gli stessi errori o persistere quando le cose non vanno bene: si può abbandonare un rapporto, o una località insoddisfacente e cercare qualcosa di nuovo.
Si può uscire dallo schema “Quasi” badando a portare a termine quello che si sta facendo: se si pulisce una camera occorre pulirla tutta, se si legge un libro occorre leggere tutti i capitoli; inoltre, chi si trova ad usare questo motto e vuole cambiarlo, può iniziare a riconoscersi i propri successi una volta raggiunti prendendo la piacevole abitudine di festeggiarli prima di passare ad un altro obiettivo. Chi crede di aver imparato ad usare un piano di vita del tipo “A finale aperto” si deve rendere conto di essere fortunato: dato che le pagine finali del copione di vita mancano, è possibile scrivere la fine che si desidera!
Chi ha individuato il proprio motto di vita tra questi descritti e si sente “in gabbia” da se stessi auguro una consapevole liberazione.