Non sono le tragedie che mandano l’uomo al manicomio. Non la fine del suo amore, ma il laccio delle scarpe che gli si spezza proprio all’ultimo momento
Charles Bukowski
Lo stress è una medaglia a due facce. La prima è che, fino a un certo livello, le catecolamine (adrenalina, noradrenalina) e corticosteroidi, rilasciati dal nostro organismo fanno sì che lo stress migliori lo stato di salute, che renda meno sensibili alla monotonia e affini le capacità di attenzione, di concentrazione, di apprendimento, di memoria e di risoluzione creativa dei problemi.
Basta pensare alle vicende più belle della vita che quasi sempre sono molto stressanti e sono all’origine di un’imponente produzione di catecolamine e corticosteroidi e, quindi, di energia che in questi casi poi viene impiegata nell’amore, nell’entusiasmo, nell’ispirazione e nella creazione, nella gioia di un incontro e nell’esultanza per una vittoria.
L’altra faccia della medaglia è che il continuo accumularsi di eventi che provocano lo stress porta ad un’attivazione corporea e psichica eccessiva, imponendo all’organismo sforzi esagerati e innaturali; ciò porta, dapprima, a un periodo di sopportazione-resistenza e, più avanti, a un periodo di esaurimento e logorio.
Ma se consideriamo che il nostro organismo risponde praticamente in modo uguale agli eventi piacevoli o spiacevoli, esaltanti o deprimenti, qual è, allora la differenza tra l‘esperienza di eustress e quella di distress?
Deriva da “come uno la prende”, da “come uno la vive”, da come valutiamo gli eventi della vita, dal peso emotivo che hanno per noi. Ciò che è importante è in quale misura, di quale tipo, in quali particolari momenti della vita e in quali condizioni personali e sociali lo stress si dimostra benefico (eustress) o dannoso (distress).
Lo stress, allora, non dipende tanto dall’evento, quanto dal nostro modo di giudicarlo e, a volte, tanti eventi ci stressano perché li cerchiamo noi, e nel modo sbagliato…